di Giampiero Pulcini
Il vino friulano più buono che abbia mai assaggiato l’ha fatto Giampiero Diruggiero - lucano di Sant’Arcangelo - in Umbria, da una vigna di neanche un ettaro piantata a pinot grigio quindici anni fa a Cannara, frazione Santa Croce, destinata ad alimentare il tutto-sbagliato delle cantine sociali di queste parti.
Come se un valdostano si mettesse a produrre in Toscana la migliore pastiera napoletana in circolazione; stravagante ma tant’è.
Fermentazione spontanea a temperatura libera, venti giorni di macerazione con le bucce, affinamento in barrique esauste per dieci mesi, nessuna filtrazione, un po’ di bâtonnage, solfiti aggiunti nulli.
Stranissimo e familiare al tempo stesso: fragole selvatiche, pan di spezie, torba, curcuma, cognac, zuppa inglese. Sorso agile e denso, di aristocratica compostezza, capace di arrivare ovunque con un accenno di gesto. Abbinamenti gastronomici illimitati; a enfatizzarne l’anima da melting pot l’ho sovrapposto al pastrami con effetti psichedelici. Quinta o sesta bottiglia assaggiata delle settecentoquarantaquattro prodotte e coup de cœur assoluto, dall’inizio, e ancora.
Encore.
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