CHI SONO
Dune Bianche nasce tra il 2019 e il 2020 in Basilicata a Sant’Arcangelo (PZ), mia terra d’origine.
Enologo di formazione, dopo aver studiato e lavorato in Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia decido di abbandonare il mondo del vino convenzionale con l’obiettivo di produrre vini artigianali liberi di raccontare storie e territori.
Il mio lavoro si divide tra la Basilicata e l’Umbria, regione che mi ha adottato nella quale vinifico la totalità delle uve per una questione logistica. I vini umbri, realizzati con la mia amica e braccio destro Marisa Mastrosimone, escono sotto il nome di “Due Dune”.
Il mio viaggio nel mondo del vino inizia presto, sia per motivi di studio che soprattutto per una tradizione familiare che sin da piccolo mi ha permesso di vivere il mondo agricolo. La formazione tecnica e successivamente il lavoro, sono state fondamentali dal punto di vista pratico e soprattutto mi hanno permesso di comprendere quale fosse la corretta via da percorrere allontanandomi da un mondo nel quale non mi sentivo realmente libero. Per questo nel 2019 abbandono definitivamente la realtà del vino convenzionale per tornare in Basilicata a fare il vino come anni prima avevo visto fare nel mio paese.
La Basilicata è una terra arida e austera, dalla quale i giovani spesso se ne vanno per trovare fortuna, come del resto ho fatto anche io. Forse è proprio per questo che riesco ad apprezzarne veramente il suo fascino e quell’aura di mistero che la contraddistingue. Il mio paese è circondato dalle infinite distese argillose della valle dei calanchi, quelle “Dune Bianche” dal quale ho preso proprio ispirazione per dare il nome alla propria azienda.
In questa terra dove il vino si è sempre fatto ma dove il vino naturale non ha mai varcato le soglie delle piccole cantine o “grotte” dei contadini, cerco di andare contro la corrente di pensiero enologica classica del vino industriale che ha colpito l’artigianato e la biodiversità.
Con il mio progetto cerco in qualche modo di dare valore non solo al territorio, ma a varietà autoctone che, a causa dell’industrializzazione, sono state erroneamente abbandonate per dare spazio a varietà internazionali.
Nei miei vini, circa 3000 bottiglie, cerco di unire tradizione, tecnica ed esperienze di vita. La mia idea è quella di credere nelle macerazioni e nell’utilizzo di legni esausti di varie pezzature e tipologia. In cantina vengono effettuate fermentazioni spontanee senza filtrazioni, chiarifiche e senza l’aggiunta di coadiuvanti chimici. Nelle vigne, fertilizzate con il letame, vengono utilizzati solamente rame, zolfo e zeolite, il minimo possibile considerando il clima e la quantità di piogge durante l’anno.